Le aspettative di ripresa economica e il rally della CO2 spingono il mercato elettrico.
Dodici mesi fa il brent sprofondava in territorio negativo, il PUN era sotto 30 €/MWh, i prezzi del gas si avvicinavano allo zero. A distanza di 12 mesi il quadro è completamente capovolto. Il PUN marcia spedito verso i massimi del 2018, trainato da un movimento all’unisono di tutte le commodities mondiali. In dodici mesi il mercato elettrico mette a segno un impressionante +300%, passando da 23 a 69 €/MWh.
Cosa sta succedendo? È facile commentare ex-post le motivazioni che hanno trainato le quotazioni: la scoperta dei vaccini, il clima rigido, la corsa inarrestabile dei diritti di emissione. Si è pure bloccato il canale di Suez!
Nel nostro articolo ci soffermiamo sui due principali fattori della tendenza rialzista in atto:
- La campagna vaccinale e i suoi effetti sulle aspettative di ripresa dell’economia mondiale;
- l’aumento del costo dei diritti di emissione
L’effetto “overshooting post-Covid”
Ciò che stupisce è la portata del rialzo. La distanza dei prezzi dal livello medio del mese di aprile degli ultimi anni supera i 20 €/MWh. La domanda, legittima, è la seguente: “se il mercato fa nuovi massimi in primavera, quando solitamente si registrano i minimi dell’anno, cosa accadrà quando arriverà il caldo?”.
Mai come in questa fase risulta difficile azzardare previsioni. Il quadro è profondamente condizionato dall’effetto vaccini, con tutti gli operatori che scommettono sulla ripresa. Una situazione diametralmente opposta a quello che accadeva 12 mesi fa, nei mesi successivi allo scoppio della pandemia. In questi giorni la corsa dei prezzi sembra non avere limiti e, per gli operatori sprovvisti di adeguate coperture, non può essere escluso il rischio default.
Sembrerebbe che si stia concretizzando l’effetto “overshooting post-Covid” ipotizzato nel nostro ultimo di dicembre Cosa scegliere tra fisso e variabile?
Sembrerebbe che per i mercati sia stata già dichiarata la fine della pandemia e che sia già scattato l’atteso “liberi tutti”. L’economia mondiale si è messa in moto, scaldando i prezzi di tutte le commodities mondiali. I prezzi di mercato ci dicono che siamo già tornati alla normalità. E’ un po’ la notizia che tutti aspettiamo. Peccato che il grafico dei casi mondiali di Covid sia ancora sui massimi e le restrizioni alla libertà personale condizionino ancora la nostra esistenza.
La direzione del mercato è chiara.
Il prezzo è triplicato e in 12 mesi il mercato ha raggiunto i livelli di settembre 2018. Osservando i prezzi dell’elettrico della prima settimana di maggio non si intravede nessun segnale di inversione del trend rialzista iniziato lo scorso anno.
Sorprendentemente, la salita è stata più rapida della discesa e la dimensione della freccia rossa, che indica la spinta ribassista post-Covid, è minima rispetto alla misura della risalita.
Dalla forza del trend in atto appare possibile, e probabile, il superamento dei massimi degli anni precedenti nel corso dell’estate. Quando finirà la salita? Probabilmente il picco lo toccheremo quando anche i più scettici si saranno convinti che l’emergenza è finita e l’economia è ripartita. Di solito i mercati aspettano che la buona notizia venga ufficializzata per poter cambiare rotta.
Il diritto ad inquinare si paga a caro prezzo
Il superamento dei massimi del 2018 appare probabile, anche alla luce della dinamica dei prezzi della CO2 scambiati sul mercato dei diritti di emissione, Emissions Trading Scheme (ETS).
Durante il trend rialzista dell’estate 2018 il fattore di instabilità del mercato era costituito dalla crescita del prezzo dei diritti di emissione che, in poco più di un anno e mezzo, era salito da 6 €/TON a 25 €/TON. Per un approfondimento rinviamo al nostro articolo del 16 settembre 2018 dal titolo eloquente, “Mercato Elettrico: la paura fa 90!”, scritto nei giorni in cui sul mercato elettrico il PUN toccava 90 €/MWh.
Un mercato elettrico sui massimi nel mese di aprile si spiega proprio con la salita dei permessi di emissione, che in sei mesi hanno raddoppiato il proprio valore.
L’aumento della CO2 produce un effetto diretto sui costi di produzione e contribuisce a ridurre l’offerta di energia, spiazzando le fonti di produzioni più inquinanti, come il carbone. Una iniziativa che ha il proposito di produrre effetti positivi per l’ambiente, che però determina spiacevoli effetti collaterali. Oltre all’aumento del costo dell’energia elettrica, c’è il rischio che alcune produzioni industriali energivore vengano delocalizzate verso paesi più tolleranti verso le emissioni di CO2. Questo inconveniente da un lato indebolisce l’economia, dall’altro determina l’incremento delle emissioni nei paesi confinanti, vanificando così l’originario obiettivo ambientale. Per combattere questo fenomeno, chiamato “carbon leakage”, la Commissione Europea intende introdurre il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), un meccanismo che prevede l’inserimento di una Carbon Tax di aggiustamento sui beni importati extra-UE.
Le aziende energivore a rischio delocalizzazione avrebbero preferito il mantenimento delle generose quote di diritti gratuiti concessi nella fase III del programma ETS, in scadenza ad aprile 2021. La prospettiva che il meccanismo del CBAM possa essere alternativo alla distribuzione di quote gratuite fornisce propellente alla crescita dei prezzi, per effetto dell’atteso aumento della domanda di CO2.
Un ulteriore elemento da non sottovalutare è l’effetto sui prezzi degli acquisti di operatori diversi dai soggetti obbligati. Se una buona parte degli acquisti è operata da acquirenti interessanti a cavalcare il trend rialzista, si corre il rischio che si alimenti una bolla speculativa che amplifica i costi per le industrie energivore e per la bolletta elettrica, con benefici limitati in termini di riduzione effettiva delle emissioni di CO2.
Meglio fisso o variabile
Dopo la disamina dei possibili fattori di crescita dei prezzi, la domanda che i nostri lettori si pongono è sempre la stessa: “Meglio fisso o variabile?”. Quando la volatilità del mercato raggiunge livelli estremi è sempre saggio non prendere posizioni sul mercato, specie se l’orizzonte temporale è più ampio della tendenza in atto.
Le amministrazioni con il contratto in scadenza a fine luglio, che scelgono il prezzo fisso per la fornitura con decorrenza 1° agosto, si troverebbero in bolletta per dodici mesi il valore del Prodotto Fisso della Convenzione Consip, pari a 69,55 €/MWh oltre allo spread. Per la decorrenza del 1° settembre il valore del prodotto fisso sarà determinato in base alla media dei prezzi a termine della seconda quindicina di maggio. Ai prezzi del 6 maggio il valore sarebbe di circa 76 €/MWh.
Forniremo dati più precisi in occasione del webinar del 25 maggio, dal titolo “Controlliamo la Bolletta con un click”. Durante l’evento forniremo consigli pratici su come leggere la bolletta di energia elettrica e gas. Mostreremo alcuni esempi di errori di fatturazione e scopriremo come interpretare i conguagli, le note credito e scovare eventuali oneri nascosti.
Mostreremo il nostro approccio al controllo della fatturazione e scopriremo come, grazie al nostro software/servizio BenchMonitor©, è possibile controllare centinaia di bollette con un click.
Sarà un evento speciale. Presenteremo per la prima volta la nuova funzionalità “Analisi Anomalie Consumi” che, con un colpo d’occhio, consente di individuare possibili sprechi o malfunzionamenti del contatore!
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