Pesa la riforma degli oneri di sistema in vigore dal 1° gennaio. Con Asos e Arim aumenti anche superiori al 25%, se si consuma poco con una potenza sovradimensionata.
Da gennaio 2018 è cambiato il meccanismo di calcolo degli oneri di sistema: è aumentato il peso delle quote fisse e, solo in parte, è diminuita la parte di oneri di sistema calcolata sui quantitativi di kWh consumati. Nella nostra analisi dello scorso febbraio, abbiamo posto una domanda: quando dovrebbe consumare un’utenza per poter “ammortizzare la parte fissa” e beneficiare del minor costo della parte variabile degli oneri di distribuzione?
Oggi rispondiamo a tale domanda, simulando il comportamento del costo unitario di un’utenza da 10 kW.
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Qual è il costo unitario atteso per il 2018?
Partiamo dal grafico che mostra l’evoluzione storica del costo unitario dell’energia elettrica, proposto ad aprile con l’articolo Come è cambiato il costo dell’energia negli ultimi 8 anni per la PA. In poco più di due mesi, le aspettative di costo per il 2018 sono aumentate in maniera significativa. Il costo atteso per il 2018 è passato da 171,31 €/MWh, a 175,37, con un incremento di oltre 4 €/MWh.
Cosa ha determinato tale aumento?
Cosa sta succedendo alla nostra bolletta elettrica?
La componente energia aumenta di 3 €/MWh per effetto delle mutate aspettative del mercato riguardo ai prezzi dei prossimi mesi (sul tema Consip EE15: Fornitura energia a prezzo fisso? No Grazie).
In controtendenza gli oneri di dispacciamento, che registrano un salutare ridimensionamento di 1 €/MWh.
L’aspetto che merita un approfondimento è invece la dinamica degli oneri di sistema. Nel nostro articolo di due mesi fa, tra il 2017 e il 2018 il costo unitario degli oneri di sistema era per entrambi gli anni pari a 64,06 €/MWh. Avevamo proposto un grafico dove il consumo annuo era pari a 17.910 kWh, in modo da ottenere un impatto neutro degli oneri di sistema tra vecchio sistema dell’anno 2017 (basse quote fisse e nessuna quota potenza nell’anno 2017) e nuovo sistema con alte quote fisse e corrispettivo calcolato anche sulla potenza del contatore.
Simulando oggi il costo con le stesse ipotesi, registriamo un aumento di oltre 2 €/MWh. Cosa è successo? A far aumentare il costo della nostra utenza nel 2018 ci ha pensato anche l’Autorità. Nel secondo semestre, tra aprile e giugno, sono aumentati in maniera preoccupante gli oneri di sistema. Si tratta di un fenomeno in controtendenza rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni e rispetto ai propositi di politica energetica del governo. Nei prossimi giorni saranno noti gli oneri di sistema del trimestre luglio-settembre 2018. Non mancheremo di pubblicare uno studio per verificare se la tendenza all’aumento degli oneri di sistema sarà confermato. Invitiamo i nostri lettori ad iscriversi alla newsletter per ricevere in anteprima le nostre analisi.
Come cambia il costo al variare dei consumi
Ritorniamo alla nostra domanda iniziale: “quanto dovrebbe consumare un’utenza per poter ammortizzare la parte fissa”?
Per rispondere, usiamo lo stesso modello di calcolo usato per l’analisi del costo storico, mantenendo ferme tutte le ipotesi, facendo variare solo l’ammontare di consumi annui.
Nei grafici seguenti mostriamo:
- al centro la situazione di neutralità negli oneri distribuzione tra il 2017 e il 2018;
- a sinistra l’ipotesi di bassi consumi, considerando un consumo annuo di 5.000 kWh;
- a destra l’ipotesi di alti consumi, considerano un consumo annuo di 50.000 kWh.
oneri sistema 2018
Il punto di pareggio, che rende neutrale l’impatto in bolletta della riforma degli oneri di sistema è posto a 22.150 kWh annui. Le utenze in bassa tensione di 10 kW, con consumi inferiori a tale soglia nel 2018, stanno registrando un pesante aumento del costo unitario. Quelle con consumi superiori a 22.150, un moderato aumento. E’ curioso notare che, facendo lo stesso calcolo basandoci sui corrispettivi del primo trimestre, avevamo un livello di pareggio a 17.910. Dunque, l’aumento del secondo trimestre ha spostato l’asticella più in alto.
Il grafico a sinistra preoccupa non poco. Fa impressione osservare che un’utenza di 10 kW di potenza, con consumi di 5.000 kWh annui, vedrà nel 2018 aumentare il costo unitario di oltre 30 €/MWh, da 233.38 a 264,68. In pratica, la bolletta del 2018 lievita di oltre il 25%!
Per le utenze di 50.000 kWh, grafico a destra, assistiamo invece ad una riduzione di 5 €/MWh. La bolletta del 2018 rimarrà sostanzialmente invariata. Infatti la riduzione degli oneri di sistema, nonché del dispacciamento, sarà quasi interamente assorbita dall’aumento del costo della materia prima trainato da un PUN in crescita. In questo caso, più che di alti consumi, dovremmo parlare di consumi adeguati al livello di potenza. Un’utenza di 10 kW di potenza è giusto che abbia 50.000 kWh di consumi annui. Se questi ultimi si fermano ad appena 5.000 kWh, sarebbe il caso di domandarsi se non sia esagerato avere 10 kW di potenza.
Gli aumenti sono più frequenti dei risparmi
La domanda che nasce spontanea è: quale grafico rappresenta meglio la mia situazione? Sono più frequenti le amministrazioni di sinistra con pochi consumi o di destra con consumi più elevati? Naturalmente, quando parliamo di destra o sinistra, facciamo riferimento alla posizione del grafico, e non certo all’orientamento politico ?.
Qualcuno penserà che le utenze con 5.000 kWh siano casi isolati e marginali, proprio perché le utenze di 10 kW di regola consumano più di 22.000 kWh annui. Per capire la reale frequenza degli aumenti, abbiamo analizzato il comportamento dei consumi delle PA che utilizzano il nostro BenchMonitor.
Si tratta di un database di oltre 4.000 utenze, per le quali ogni mese acquisiamo i consumi e li mettiamo a disposizione dei nostri clienti attraverso la nostra piattaforma. I dati sono inoltre validati dal nostro sistema di Bill Audit che segnala la presenza di eventuali anomalie nel processo di fatturazione del fornitore. Se ci fosse qualcosa che non va, siamo in grado di rilevarlo prima che venga effettuato il pagamento. Su 6.000 POD monitorati, sono ben 248 le utenze di bassa tensione, di altri usi, con una potenza contrattuale di 10 kW.
Si tratta di un campione di utenze rappresentativo di tutte le tipologie di PA: enti locali, aziende sanitarie e alcuni organismi di diritto pubblico. Sono i Comuni i clienti più affezionati al nostro servizio, che sono intestatari del 65% delle utenze del nostro campione (162 su 248).
I grafici seguenti mostrano la distribuzione delle 248 utenze tra 5 scaglioni di consumo. Le utenze con meno di 22.000 kWh/anno, che nel 2018 subiranno un aumento degli oneri di sistema in bolletta, costituiscono l’87% del campione.
E’ impressionante osservare che il 50% dei POD consumano meno di 5.000 kWh annui. Per tali utenze, la riforma degli oneri di sistema determina un aumento di spesa per l’energia elettrica superiore al 25%!
Solo per 13% delle utenze la riforma non sta avendo conseguenze o registrerà lievi risparmi.
Anche se la nostra analisi riguarda una specifica tipologia di utenza, il ragionamento può essere esteso a tutte le tipologie di utenze. I numeri variano, ma la sostanza non cambia: occhio alle quote fisse!
Adeguare le potenze contrattuali per neutralizzare gli aumenti
Nel nostro esempio, a pagare il conto non sono tanto le utenze con consumi bassi, quanto quelle con potenze elevate, o meglio sovradimensionate. Per l’utenza da 5.000 kWh/anno il nostro consiglio non è di aumentare il consumo a 50.000 kWh/anno, ma di adeguare il livello di potenza contrattuale all’effettivo fabbisogno.
A cura di Giuliano Sarricchio
BenchSmart srl