La bolletta elettrica nell’anno del Coronavirus

Con il calo del PUN si riduce drammaticamente la quota di costo relativa alla materia prima. Necessario intervenire sulle quote fisse.

Nel 2020, anno del Coronavirus, scenderà la spesa per l’energia elettrica. Insieme ai consumi, cala anche il costo unitario per l’energia elettrica, almeno per i clienti in fornitura con un contratto indicizzato. La discesa dei prezzi è di proporzioni tali da mutare in modo significativo il peso in bolletta delle diverse componenti.
Nella nostra analisi ci concentriamo sugli effetti in bolletta di una utenza in bassa tensione di 10 kW, in fornitura con la Convenzione Consip a prezzo variabile.

Tutte le commodities energetiche sui minimi storici

Il lockdown delle principali economie mondiali sta determinando pesanti effetti sui mercati energetici. Tutte le commodities energetiche stanno facendo registrare nuovi minimi storici con prezzi che, solo un paio di mesi fa, non avremmo mai immaginato.

Il 20 aprile 2020 rimarrà nella storia dei prezzi del petrolio. La domanda di energia è talmente scarsa che sul mercato americano i venditori hanno dovuto pagare i compratori per convincerli a farsi carico del petrolio fisico con consegna maggio.

Anche su gas ed energia elettrica la dinamica dei prezzi è a senso unico. Il Gas naturale, solo 18 mesi fa, era scambiato a 28 €/MWh sul mercato olandese TTF. Nel momento in cui scriviamo (22 aprile 2020) il prezzo fa registrare nuovi minimi storici a 5,85 €/MWh, pari a circa 6,20 centesimi di euro a metro cubo. Un valore pari allo spread medio pagato dalle PA alla Convenzione Consip (sul tema Consip Gas 12. L’analisi dei prezzi).

Le conseguenze sulla bolletta elettrica sono state inevitabili, con un prezzo medio del PUN che ad aprile si attesterà intorno a 25 €/MWh, un terzo rispetto ai valori dell’autunno del 2018.

La composizione della bolletta elettrica per il 2020

Un effetto collaterale della discesa degli indici energetici è quello di rendere evidente l’enorme peso della tassazione e dei costi di trasporto e distribuzione.

Quanto spenderanno le PA per un megawattora di energia nel 2020? Per rispondere, utilizziamo lo stesso grafico che proponiamo ogni anno quando ragioniamo sulla composizione della bolletta elettrica e sul peso delle quote fisse. Per un approfondimento su quanto scritto negli anni passati su questo tema, sempre in questo periodo dell’anno, si veda:

Come al solito, prendiamo in considerazione l’ipotesi di una fornitura in bassa tensione con 10 kW di potenza contrattuale ed un consumo su livelli medi di circa 17.000 kWh/anno.

Per la stima della componente materia prima abbiamo applicato le condizioni della Consip EE17 a prezzo variabile del lotto 3 Lombardia (informazioni di dettaglio sui prezzi della Convenzione Consip EE17 sono disponibili nell’articolo Analisi dei prezzi Consip Energia Elettrica 17).

Per i mesi da aprile a dicembre, abbiamo stimato un valore del PUN in base alle quotazioni dei futures della scorsa settimana.

In base alle ipotesi formulate, il costo complessivo della bolletta elettrica nel 2020 scenderà del 14% rispetto al 2019, passando da 174 a circa 150 €/MWh. Un valore decisamente al disotto dei 160 €/MWh del 2016.

Il calo di circa 24 €/MWh è determinato per 15 €/MWh dalla contrazione del costo della materia prima, che si attesta a 40,88 €/MWh. Tale valore medio risulta ampiamente superiore al PUN medio di 25 €/MWh che registreremo nel mese di aprile. Infatti, nel computo del prezzo 2020 abbiamo utilizzato i prezzi dei derivati del terzo e quarto trimestre 2020, scambiati su valori compresi tra 40 e 50 €/MWh.

Un ulteriore contributo al calo della bolletta elettrica arriva dagli Oneri di Sistema che, dopo i massimi storici toccati lo scorso anno, ritornano sui livelli medi del 2018.

Attenzione alle quote fisse

Come noto, con la riforma degli oneri di sistema del 2018, è cresciuto parecchio il peso delle quote fisse. Ne consegue che il costo a megawattora può essere molto diverso a seconda dei consumi ipotizzati. L’esempio proposto è relativo ad una utenza di 10 kWh con “consumi medi”.

Nell’ipotesi di bassi consumi, il calo in bolletta sarà più contenuto e non porterà il livello di costo al di sotto dei minimi del 2016. Questo proprio a causa del maggiore peso delle quote fisse. Se non avessimo ipotizzato l’applicazione dei corrispettivi Consip, l’incidenza delle quote fisse sarebbe stato decisamente più alta. E’ doveroso ricordare che, in quasi tutti i contratti redatti dai venditori di energia, è presente la componente PCV (Prezzo di Commercializzazione e Vendita), definita dall’Autorità per le utenze del mercato tutelato, pari a circa 10 €/mese per utenza. Se avessimo applicato la PCV alla bolletta con consumi annui pari a 5.000 kWh, il costo della materia prima sarebbe cresciuto del 50%, passando da 40,89 a 63,53 €/MWh.

Quest’ultima considerazione ci deve mettere in guardia da offerte “sconto Consip”, che non sono tali, se effettuiamo una corretta valutazione di convenienza, estesa a tutte le componenti di costo.

Il peso della materia prima in bolletta

Quando leggiamo del peso in bolletta delle varie componenti, una fonte di informazioni è costituita dal grafico che l’Autorità pubblica in occasione dell’aggiornamento trimestrale dei corrispettivi per il mercato tutelato, riferito ad un consumatore domestico medio. Parliamo del seguente grafico, esaminato lo scorso mese nell’articolo Tutela: i prezzi si adeguano al mercato.

raffronto-prezzi-trimestre-energia

Nella nostra analisi avevamo osservato come l’area verde “Spesa per la materia energia”, unica componente della bolletta che rimane in tasca al fornitore, nel secondo trimestre 2020 sarà di appena il 35,51%.

Dunque, due terzi della bolletta elettrica dell’utente domestico tipo sono oneri passanti, ai quali andrebbe aggiunto anche il canone TV per gli utenti domestici!

I fornitori aggiudicatari della Convenzione Consip non se la passano meglio. Torniamo al nostro esempio: nell’anno 2020, ipotizzando una materia prima a circa 40 €/MWh con “consumi medi”, la quota energia è del 27%. Se i consumi scendono a 5.000 kWh/anno, il ricavo per il fornitore di energia è di appena il 17%.

Nel mese di aprile, per il fornitore aggiudicatario Consip la situazione è assurda. Con un valore del PUN a25 €/MWh, il peso della materia prima non supera il 12%. Una cifra davvero irrisoria, rispetto al totale bolletta. Si tratta di una percentuale che assomiglia ad una “commissione di incasso” per l’attività svolta per conto dell’erario e della filiera energetica! Peccato che il fornitore non fa solo il “passacarte”. Con quel 12% dovrà coprire anche i costi di approvvigionamento dell’energia e di mantenimento della sua struttura.

Come ridurre le quote fisse?

L’esempio estremo proposto fa riflettere sulla necessità di intervenire sul fronte delle quote fisse e su tutte le componenti di costo che non dipendono dall’ammontare dei consumi. Se non ci pensa l’Autorità, deve essere il consumatore ad intervenire. Come? Per le PA multisito con decine o centinaia di utenze, troviamo spesso ampi margini di risparmio, ottenibili cessando le utenze con zero consumi o con potenze sovradimensionate rispetto all’effettivo fabbisogno. Dove e come intervenire? Come ridurre le quote fisse? Sarà questo l’oggetto del prossimo articolo e del webinar registrato: Meglio fisso o variabile? Analizziamo i mercati energetici

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A cura di Giuliano Sarricchio – BenchSmart srl