Nei primi 10 giorni di dicembre, i prezzi attesi per il 2022 subiscono un incremento di quasi 50 €/MWh. I prezzi a termine si adeguano allo spot. Il prezzo fisso non sarà più un rifugio.
Non c’è dubbio che da settembre l’Europa stia attraversando la peggiore crisi energetica dal 1973. Fino a fine novembre, nel contesto di generale sconforto, c’era una pallida nota positiva. In fondo al tunnel si intravedeva una flebile luce. Guardando al di là dell’inverno, gli operatori nutrivano la speranza che l’arrivo della primavera del 2022 potesse riportare i prezzi di gas naturale ed energia elettrica sul pianeta Terra. Era una speranza dichiarata anche dalle istituzioni Europee che, in questi mesi di crisi, si sono aggrappati ai prezzi a termine dell’energia elettrica con consegna a partire da aprile 2022, rimasti indietro rispetto alla corsa dei prezzi spot. Il 15 novembre, Lagarde (Bce) dichiarava “no a reazioni eccessive a caro energia, il fenomeno sarà principalmente transitorio”. Gli stessi interventi del Governo sono sempre stati improntati alla speranza, con stanziamenti di miliardi di euro, trimestre dopo trimestre, per superare l’eccezionalità della crisi, in attesa che il mercato impazzito “ritorni a ragionare”.
A guardare i prezzi del mese di dicembre, sembrerebbe che i prezzi pazzi fossero quelli a termine, rimasti indietro, e non il contrario. L’atteso ridimensionamento del PUN non c’è stato.
Nella prima settimana di dicembre anche l’ultima speranza è svanita. La scorsa settimana abbiamo assistito alla più repentina salita dei prezzi a termine della storia. L’aspettativa dei prezzi dell’energia elettrica 2022, espressa dal prodotto Future Cal-22, è salita di quasi 50 €/MWh, passando in pochi giorni da 150 a quasi 200 €/MWh.
Chi è alle prese con il Budget per il prossimo anno è in grosse difficoltà. Che valore utilizzare per stimare il costo dell’energia del 2022?
Nel mese di novembre era corretto ragionare con una stima di 120/140 €/MWh. Con tali valori gli Enti Pubblici e le Aziende con un conto economico condizionato dalla spesa per l’energia hanno faticato non poco per far quadrare i conti.
Un costo dell’energia nel 2022 a 140 €/MWh sembrava folle. Tanti clienti ci hanno chiamato per chiederci di correggere le previsioni troppo pessimistiche. Alcuni ci hanno anche accusato di non “saper fare i conti”. Alla luce dell’andamento dei prezzi della scorsa settimana, i conti fatti a novembre erano sbagliati perché eravamo stati troppo ottimisti. Dopo la salita della passata settimana, dobbiamo aggiungere altri 50 €/MWh alla previsione della spesa per il 2022. Un quadro drammatico per tante aziende, che potrebbero prendere la triste decisione di abbassare le saracinesche in attesa di tempi migliori.
Questa volta la presa di coscienza è ancora più triste. Non abbiamo neanche la possibilità di incolpare Mosca o Pechino. L’annuncio della Germania di stabilire un prezzo minimo per la CO2 non ha aiutato, così come l’allungamento dei tempi di messa in esercizio del gasdotto Nord Stream 2.
Ultimo treno per il prezzo fisso
L’allineamento dei prezzi a termine, se fosse confermato nelle prossime settimane, porterebbe con sé una controindicazione pratica da non sottovalutare. Si complica terribilmente la scelta della formula tariffaria per le Pubbliche Amministrazioni: nel 2022 sarà molto più difficile scegliere il prezzo fisso per la fornitura di energia.
In questi mesi di crisi, con prezzi a termine rimasti indietro e un meccanismo di fissazione del prezzo della Convenzione Consip che consente di acquistare energia elettrica a prezzo fisso in base al mercato del mese precedente, era facile consigliare il prezzo fisso.
Ad esempio, per la decorrenza di marzo 2022 la scelta appare scontata nei lotti dove sono ancora disponibili quantitativi a prezzo fisso. Con il PUN vicino a 300 €/MWh, il derivato Cal-22 vicino a 200 €/MWh e un valore teorico del prodotto fisso a 176 €/MWh, fissare il prezzo a 124,02 €/MWh+spread è un affarone per chi compra e una disgrazia per chi vende.
La disgrazia per i fornitori aggiudicatari delle Convenzioni Consip è attenuata da un dato. Mai come quest’anno le PA hanno preferito l’articolo a prezzo variabile! Infatti, contrariamente a quanto accaduto nelle passate edizioni delle Convenzioni Consip per energia elettrica e gas, siamo arrivati a dicembre e ancora c’è disponibilità di energia a prezzo fisso in quasi tutti i Lotti.
Dalla decorrenza di aprile, la musica potrebbe cambiare. Se fossero confermati i valori attuali per la decorrenza di aprile, il prezzo fisso subirebbe un incremento senza precedenti di 50 €/MWh! Sarà conveniente fissare il prezzo della materia prima a 180 €/MWh? Il mercato in tendenza del 2021 ci ha insegnato che non esiste troppo alto o troppo basso. La valutazione andrà effettuata analizzando attentamente il contesto di mercato, senza dare nulla per scontato.
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