Il mercato di Salvaguardia rappresenta l’ultima spiaggia della fornitura di energia. Si tratta, purtroppo, di una spiaggia che può costare molto caro sia alle amministrazioni sia ai dirigenti esposti al rischio di danno erariale. Nelle prossime settimane, pubblicheremo utili consigli su come evitare di finire nel mercato di Salvaguardia ed eventualmente cosa fare per venirne fuori
Come noto, avere un costo dell’energia superiore ai parametri Consip ai sensi della legge 135/2012 (comma 8 e comma 7) costituisce illecito disciplinare, ed è causa di responsabilità amministrativa per danno erariale (sul tema Gli acquisti di energia dopo la Spending Review). I dirigenti delle amministrazioni in fornitura con l’energia elettrica in regime di Salvaguardia rischiano grosso. Il maggiore costo pagato per la fornitura di energia elettrica può essere ragguardevole, se si considerano gli elevati consumi di energia di amministrazioni comunali, ospedali e enti di gestione del servizio idrico. Inoltre, come vedremo di seguito, dal 2016 il danno erariale può essere calcolato con una semplice moltiplicazione.
Data la rilevanza, abbiamo deciso di dedicare molto spazio all’argomento e, nelle prossime settimane, pubblicheremo utili consigli su come evitare di finire nel mercato di Salvaguardia ed eventualmente cosa fare per venirne fuori.
In questo articolo concentriamo l’attenzione sugli aspetti economici, quantificando il maggiore costo sostenuto dalle amministrazioni servite in regime di Salvaguardia rispetto a Consip.
I due fornitori del servizio di Salvaguardia e Parametro Omega
Le condizioni economiche del Servizio di Salvaguardia non sono stabilite dall’Autorità, come avviene per il mercato di maggiore tutela, ma sono il risultato di un’asta al ribasso che viene espletata ogni due/tre anni da Acquirente Unico (gruppo GSE), sulla base di un regolamento definito dall’Autorità. L’ultima gara si è tenuta nel 2013, per il periodo di regolazione 2014-2015-2016 e le attuali condizioni economiche saranno vigenti fino a dicembre 2016. Nella seconda parte dell’anno in corso, dovrebbe essere espletato una nuova procedura concorsuale che selezionerà gli esercenti la Salvaguardia per il periodo 2017-2018-2019.
Come per l’attuale Convenzione Consip, la tariffa di Salvaguardia è costituita dalla sommatoria del valore del PUN, che esprime il valore dell’energia elettrica in borsa, e di uno spread posto a base di gara chiamato Parametro Omega (Ω). Il Parametro Omega è quindi una maggiorazione che di fatto costituisce una sorta di penale per essere rimasti senza contratto.
Nel periodo di regolazione in corso, i fornitori aggiudicatari del Servizio di Salvaguardia sono solo 2: Enel e Hera comm.
Nella figura è rappresentata la ripartizione dei lotti tra i due fornitori nelle diverse regioni italiane. La lunghezza delle barre esprime l’entità del Parametro Omega. Appare evidente come i lotti aggiudicati da Enel siano dei veri e propri “grattacieli” rispetto ai “palazzetti” di Hera.
In effetti, in tutti i lotti dove Enel è fornitore, il parametro omega è superiore a 40 €/MWh fino al massimo di 113,30 €/MWh per la Calabria. Considerando che in questo mese di febbraio il PUN sta facendo registrare una media inferiore a 40 €/MWh, possiamo affermare che le nelle regioni arancioni le amministrazioni servite in Salvaguardia pagano almeno il doppio per l’energia elettrica, fino al caso estremo della Calabria dove i costi sono addirittura triplicati!
Come è possibile? Come anticipato i valori sono la risultante della gara espletata da Acquirente Unico nel 2013. Non disponiamo di dati ufficiali riguardo al numero di partecipanti alla gara, ma appare probabile che Enel, in qualità di ex-monopolista, abbia partecipato a tutti i lotti, posizionandosi su un livello di spread (Omega) superiore a 40 €/MWh, risultando così aggiudicatario solo nei lotti dove è stato l’unico partecipante. Ci chiediamo cosa sarebbe successo sul lotto Calabrese se, anziché offrire 113, che è comunque un livello clamorosamente alto, avesse offerto 200, oppure…500!
Considerando che tutte le altre regioni sono state assegnate a Hera, sorge il dubbio che Hera sia stato l’unico fornitore a partecipare agli altri lotti. Solo la scarsa partecipazione, e quindi lo scarso interesse dei fornitori di energia per il mercato di Salvaguardia, può giustificare un livello di spread così elevato. Ci auguriamo che, in vista dalla gara che si terrà nei prossimi mesi per il triennio 2017-2019, AEEGSI e Acquirente Unico sappiano trovare i correttivi tali da evitare livelli di omega fuori controllo nelle regioni con il maggiore rischio credito.
Misurazione del danno erariale
Fino allo scorso anno, tariffa di Salvaguardia e tariffa Consip avevano una diversa indicizzazione: la Salvagurdia indicizzata al PUN, la Convenzione Consip al Consip Power Index e quindi al petrolio. Il confronto tra le tariffe non era immediato. Quantificare esattamente la differenza di costo comportava un calcolo piuttosto complesso (sul tema Quanto costa il Servizio di Salvaguardia ad un Comune?).
Con la nuova Convenzione Consip EE13, indicizzata al PUN, il parametro diventa lo stesso e la differenza di costo è rappresentata semplicemente dalla differenza tra gli spread, più precisamente tra Spread Consip e Parametro Omega. E’ sufficiente moltiplicare tale differenza per il volumi di energia elettrica consumata per determinare il maggiore costo sostenuto che, nello specifico, può significare danno erariale.
Un giudice della Corte dei Conti potrebbe usare tale semplice calcolo per quantificare il danno erariale causato dalla violazione dell’obbligo di centralizzazione degli acquisti introdotto con la Spending Review bis e rafforzata con la Legge di Stabilità 2016.
Facciamo un esempio pratico
Un esempio numerico può aiutare a comprendere meglio l’entità del danno sofferto da una amministrazione pubblica servita in regime di Salvaguardia.
Nella tabella seguente abbiamo calcolato il presunto danno erariale per un comune con un consumo annuo di 1.000 MWh, che corrisponde al consumo di un piccolo comune tra i 5.000 e i 10.000 abitanti.
Come si può notare, le differenze sono rilevanti e vanno dai circa 12.000 euro della Toscana fino al record assoluto di oltre €100.000 euro della Calabria.
Anche nelle regioni più fortunate, con un contenuto Omega, i numeri risultanti sono comunque meritevoli di attenzione, ed è possibile affermare che il problema salvaguardia è di interesse per tutte le amministrazioni di Italia. Nella quantificazione del danno non abbiamo voluto “Infierire” e non abbiamo tenuto conto della maggiore IVA pagata che, da un lato rappresenta un costo per l’amministrazione, dall’altro una entrata per lo Stato.
Nell’esempio abbiamo fatto un’ipotesi per un piccolo comune con 1.000 MWh di consumo, pari a 1 GWh di energia. Per calcolare l’esatto danno erariale sofferto da qualsiasi pubblica amministrazione d’Italia in salvaguardia è sufficiente moltiplicare i valori indicati in tabella per il numero di GWh consumati.
Cosa fare?
I numeri fanno impressione? Allora è tempo di fare qualcosa. Nelle prossime settimane pubblicheremo altri due articoli sul tema. Il primo contenente consigli pratici per evitare di entrarci e il secondo con indicazioni su come fare per uscirne.
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