Scomponiamo la bolletta elettrica per “meccanismo di calcolo”. Nelle utenze delle PA ampi margini di risparmio per utenze con potenze da 10 a 16,5 kW.
Un tema di grande attualità nel periodo di lockdown è costituito dalle quote fisse. Stare a casa può comportare l’azzeramento dei consumi ma non dei costi energetici.
Nel mese di maggio tanti italiani riceveranno le bollette del mese di aprile con consumi pari a zero. Molti di loro scopriranno che il costo resta decisamente alto, nonostante il calo dei consumi e del costo dell’energia. La bolletta sarà particolarmente ingiusta per artigiani e PMI con potenze contrattuali tra i 6 kW e 16,5 kW per il trimestre aprile-giugno 2020. Si tratta della categoria maggiormente penalizzata dalla riforma degli oneri di sistema introdotta da gennaio 2018, che ha raddoppiato gli oneri legati alla potenza contrattuale.
Il Governo è ben consapevole del problema e nel “Decreto di Maggio”, se le promesse del ministro Patuanelli saranno mantenute, per il trimestre aprile-giugno 2020 le quote fisse per le utenze in Bassa Tensione saranno pressoché azzerate.
Augurandoci che saranno trovate le risorse necessarie, nel nostro articolo calcoliamo il peso medio delle quote fisse per le utenze in Bassa Tensione delle Pubbliche Amministrazioni.
Qual è il peso delle quote fisse in bolletta? Di quanto è aumentato il costo in bolletta legato alla potenza, ovvero alle dimensioni del contatore? Per rispondere con precisione, abbiamo scomposto il costo della bolletta elettrica “per meccanismo di calcolo”, distinguendo:
• la quota mensile, calcolata in euro mensili per punto di prelievo [€/mese],
• la spesa per consumi, calcolata in base agli effettivi prelievi di energia [€/kWh]
• la spesa per potenza, calcolata in base al quantitativo di potenza da fatturare, espressa in [€/kW].
Le ipotesi del nostro calcolo: il consumo medio dei nostri clienti PA
Come intuibile, il peso delle diverse componenti cambia profondamente in base all’ammontare dei consumi.
Nei grafici utilizzati in questo articolo, abbiamo considerato valori reali. Abbiamo considerato i consumi nell’anno 2019 dei nostri clienti, costituiti esclusivamente da Pubbliche Amministrazioni. Si tratta di dati riferiti a circa 7.000 POD, per i quali è attivo il servizio BenchMonitor. Alla pagina “i numeri di BenchMonitor” è possibile consultare i dati aggiornati del nostro data base.
Come nei precedenti articoli sul costo unitario dell’energia elettrica, di cui l’ultimo è La bolletta elettrica nell’anno del Coronavirus, concentriamo la nostra attenzione su una utenza di 10 kW in Bassa Tensione (BTA4).
In base ai nostri dati, il consumo medio di una BTA4 è pari a 9.124 kWh/anno, un valore che scende ulteriormente per le amministrazioni comunali che registrano consumi medi più bassi.
Quanto pesano le quote fisse?
Torniamo alla nostra domanda: “quanto pesano le quote fisse”? Per la nostra utenza di 10 kW con consumi medi di 9.124 kWh/anno, un terzo della bolletta elettrica dipende dalla potenza contrattuale. Anche se azzerassimo i consumi, come per alcune utenze è accaduto nel periodo di lockdown, resterebbe da pagare una fetta rilevante di quote fisse.
Non è stato sempre così. Si tratta di un peso che è cresciuto notevolmente da gennaio 2018, ovvero da quando l’Autorità ha modificato il meccanismo di calcolo degli oneri di sistema, introducendo le componenti Asos e Arim, calcolate anche sulla potenza contrattuale. Un peso più che raddoppiato rispetto ai livelli antecedenti la riforma.
Se, considerando consumi medi, il peso della quota potenza è oggettivamente molto elevato, cosa accade nei casi di consumi bassi?
Cosa intendiamo per consumo basso? Anche per questa seconda ipotesi non abbiamo considerato un numero a caso. Abbiamo preso a riferimento il consumo medio delle utenze per le quali nei nostri report mensili raccomandiamo la riduzione della potenza contrattuale. Per tali POD, che rappresentano circa il 20% delle utenze, il consumo annuo è pari 2.282 kWh/anno.
Ipotizzando un consumo di 2.282 kWh annui, il peso delle quote fisse sale al 70% della bolletta, con la parte di costo legata alla potenza pari al 65%.
Per le utenze in BTA4, ma il discorso vale anche per le BTA5, una parte rilevante della bolletta dipende dalla potenza. Per tali utenze non basta avere una buona tariffa o implementare iniziative di efficienza energetica finalizzate alla riduzione dei consumi. E’ necessario anche intervenire sulle potenze contrattuali, specie per le Pubbliche Amministrazioni intestatarie di decine o centinaia di utenze. Naturalmente, nei casi estremi di consumi pari a zero sarebbe opportuno verificare la possibilità di procedere ad una cessazione.
Su quali tipologie di utenze intervenire? Su quali POD operare riduzioni di potenza e di quanto ridurre? Quanto si risparmia?
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