La domanda del nostro titolo sembra contraddittoria. Può uno sconto rappresentare un costo? Nella giungla delle offerte alle PA fuori Consip succede anche questo. Scopriamo come
La crisi energetica del 2022 ha determinato l’esplosione della volatilità dei prezzi di energia elettrica e gas e i consumatori hanno perso i riferimenti di costo. Se il consumatore fa fatica a capire quanto dovrebbe spendere per 1 megawattora, i broker energetici possono piazzare contratti ad elevata marginalità (meglio noti come “fregature”), con maggiore disinvoltura.
Tale considerazione potrebbe spiegare l’intensificarsi delle proposte truffa degli ultimi mesi. Infatti, dopo la crisi energetica, troviamo che siano aumentate la frequenza e l’entità di questi episodi. Il danno causato dai contratti fuori Consip è aumentato esponenzialmente.
Il caso studio di oggi ne è un esempio lampante. Pubblichiamo una bolletta dove in stampatello troviamo un nome dell’offerta molto rassicurante: “LISTINO CONSIP SCONTO 10% MARCHE-UMBRIA”; ma nei costi contrattuali una serie di maggiorazioni impressionanti.
Con un nome dell’offerta così chiaro, il funzionario pubblico può liquidare “serenamente”. E’ proprio con una offerta di questo tipo che i broker energetici possono rendersi belli agli occhi del dirigente che gli ha dato fiducia, affidando il servizio di brokeraggio energetico. Un servizio erogato gratuitamente che, come è ben evidenziato nella determina di incarico “non comporta alcuna spesa per questa Amministrazione” (per un approfondimento si rimanda a “La vergogna degli acquisti di energia a “Sconto Consip”).
Il funzionario pubblico che si basa sul costo dell’anno precedente, fa fatica a giudicare l’entità del danno.
L’analisi della bolletta
Vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi di costo che non troveremmo in Convenzione Consip.
Nell’esempio di oggi la bolletta è riferita ad una utenza di Pubblica Illuminazione con “consumi forfettari”. E’ il caso di una linea di illuminazione pubblica con consumi talmente bassi, che si è rinunciato al contatore. I prelievi sono stimati basandosi su un algoritmo condiviso con il distributore.
Come al solito la nostra analisi si concentra sulla “spesa per l’energia”. Infatti, gli oneri di distribuzione, trasporto e accise, non dipendono dal contratto.
Partiamo dalle voci di costo “pulite”, che troveremmo anche in Convenzione Consip e che abbiamo evidenziato in verde. Si tratta del valore dell’indice PUN e dello spread.
Su questo POD, con una spesa per l’energia di euro 22,92, lo sconto del 10% su Consip è pari a 3 centesimi di euro! Un valore talmente piccolo da essere impercettibile…
Il risparmio finisce qui.
Vediamo nel dettaglio gli spread nascosti ad arte dal fornitore.
“Servizi e Dispacciamento”
La voce si chiama “Servizi e Dispacciamento”, che il lettore distratto interpreta come “Servizi di Dispacciamento”. L’utilizzo della congiunzione “e” comporta il pagamento di “servizi”, con un costo aggiuntivo di almeno 20 €/MWh. Quale sarebbe il servizio ricevuto? Purtroppo, non disponiamo del contratto, e non sappiamo esattamente a quale servizio si riferisce la maggiorazione. Il dubbio che sia un comportamento degno di una “moral suasion” di ARERA ci resta.
Gli spread aggiuntivi
L’analisi delle voci inserite nella Spesa per l’energia riserva sempre qualche sorpresa. Nella nostra bolletta troviamo tre corpose componenti aggiuntive, con nomi che evocano delibere ARERA del passato o attività tecniche di una certa complessità.
Andiamo per ordine:
- Costi di programmazione €10/MWh. Non sappiamo esattamente cosa viene programmato. Si pagano 10 €/MWh, quasi il doppio dello spread, per un’attività non bene identificata.
- Sbilanciamento €25/MWh. E’ una voce ricorrente nei contratti di mercato libero, al punto che si arriva a credere che sia una voce obbligatoria, che troveremmo in qualsiasi contratto.
- CCV – Quota Fissa €30/MWh. Il nome è tutto un programma e contiene un errore concettuale. La sigla CCV dovrebbe significare Costo di Commercializzazione e Vendita. L’indicazione “Quota Fissa” è ambigua, considerato che il costo è definito in funzione dei consumi.
Le quote fisse
Nell’esempio proposto, le quote fisse rappresentano la voce di costo maggiore a causa dei consumi molto modesti.
La quota fissa è denominata “Costi di aggregazione e monitoraggio”. Anche in questo caso la denominazione della componente di costo è studiata per sembrare un onere passante definito dall’Autorità.
Tra le “Altre Partite” troviamo gli “Oneri gestione contratto”, pari a 4,50 €/mese per POD. In questo caso è apprezzabile la maggiore trasparenza.
Uno sconto del 10% che raddoppia la bolletta!
Facendo le somme di tutti i balzelli la bolletta raddoppia.
Lo spread complessivo è di 90,50 €/MWh. Molto superiore allo spread previsto dalla Convenzione Consip di circa 6 €/MWh. Le quote fisse rappresentano la voce più pesante: 15,50 €/mese, da moltiplicare per 200 POD di pubblica illuminazione, con consumi forfettari. Sul singolo POD, il totale è di €32,51, con un’incidenza delle quote fisse del 50%. Nell’esempio, il totale annuo di quote fisse sui 200 POD ammonta a 37.200 euro, che rappresenta la metà della spesa per l’energia elettrica delle utenze forfettarie di Pubblica Illuminazione.
Live Webinar: La gestione delle forniture energetiche nella PA
Gestire le forniture energetiche non significa “Pagare le Bollette”. E’ un’attività complessa che richiede formazione e strumenti.
Nel corso del webinar del 4 luglio ci focalizzeremo sui tre ambiti di attività svolti dal RUP e dal DEC:
1) Programmazione della Spesa.
2) Rinnovo dei contratti di fornitura
3) Verifica della corretta esecuzione