“Le offerte pubblicizzate online per la vendita di elettricità e gas sul mercato libero non sono conformi alla disciplina a tutela del consumatore“. Con questa motivazione l’Antitrust annuncia un “intervento di moral suasion” nei confronti di 13 società di vendita di energia. L’Autorità “ha riscontrato criticità nelle varie voci di costo perché mancava l’indicazione di alcuni oneri che compongono il prezzo dell’energia“.
L’indagine dell’Autorità riguarda il settore privato. Ma cosa accade nel settore delle forniture di energia elettrica per la Pubblica Amministrazione? Fortunatamente, per le PA vige l’obbligo di utilizzare Consip o le Centrali di Committenza regionali per gli acquisti di energia elettrica e gas (art. 1 comma 7 L.135/2012.). La norma è molto chiara: i contratti fuori Consip sono nulli e i dirigenti che firmano rischiano il danno erariale.
Sulla base di questi presupposti normativi, penseremmo che i fenomeni denunciati all’Antitrust, che hanno portato all’attività di “moral suasion”, siano ascrivibili solo al mercato delle forniture ad aziende o famiglie. Purtroppo, non è così. L’obbligo normativo è perentorio, ma lascia aperta la possibilità di una deroga nella remota ipotesi in cui si presenti una fornitura con un prezzo ancora più basso rispetto a quanto espresso dalle Convenzioni Consip. I lettori dei nostri articoli sanno benissimo che è praticamente impossibile trovare sul mercato forniture di energia a prezzi migliori (Energia Elettrica e gas: lo sconto su Consip non esiste!). I prezzi che escono dalle gare Consip sono talmente bassi che nessun operatore ha interesse a vendere energia sottocosto.
Se queste sono le regole, penseremmo che i funzionari pubblici siano esenti dalle fastidiose chiamate che promettono di risparmiare sull’energia. Come si può pensare che un dirigente pubblico possa credere alla favola dei risparmi e rischiare il danno erariale? Penseremmo che il 100% delle PA sia regolarmente in fornitura con la Convenzione Consip o con la Centrale di Committenza regionale.
Purtroppo, non è così. Nel nostro Paese esiste un fenomeno, molto più diffuso di quanto si pensi, di PA con contratti fuori Consip che pagano bollette stratosferiche, credendo di risparmiare!
L’approccio del broker energetico
Come è possibile? Le tecniche sono le stesse adottate dagli operatori dei call center che ci bombardano di telefonate per proporre risparmi sulla bolletta di casa. Ai funzionari pubblici il contatto arriva con la telefonata o la visita del sedicente broker energetico. Un presunto professionista in grado di risolvere tutti i problemi legati alle forniture energetiche in un periodo storico in cui gli uffici tecnici non hanno tempo neanche per respirare.
Se sono un funzionario pubblico di un piccolo comune, oberato di lavoro e alle prese con il PNRR, mi fa comodo immaginare che non devo occuparmi di trasmettere l’ordinativo di fornitura sul MePA con il rischio di sbagliare. Probabilmente ho già subito un rifiuto, o una sospensione dell’ordine per morosità, e non ho la forza di riprovarci.
Fa comodo pensare che posso avere a disposizione un referente fisico da contattare all’occorrenza, ad esempio per nuove attivazioni, volture, aumenti di potenza o per un parere su quanto devo mettere a bilancio per la spesa di energia.
Se arrivo a credere che posso avere tutto questo senza dover impegnare un euro perché il consulente lavora gratis, con l’amministrazione che risparmia, procedo senza indugio.
Il broker mi propone addirittura uno schema di determina già pronto, dove c’è scritto che l’Ente risparmia e dove manca solo la mia firma. Perché non firmare? Cosa potrà mai accadere se firmo un incarico dove c’è scritto chiaramente che “il presente provvedimento non comporta alcuna spesa per questa Amministrazione”?
Nei casi più spudorati il broker energetico tira fuori anche uno schema di delibera di giunta già pronto all’uso.
Se la Giunta fornisce l’atto di indirizzo, in base al quale l’Ente per risparmiare deve affidarsi ad un broker per raggiungere l’obiettivo, il dirigente può procedere con la coscienza a posto. Pensa: “se la Corte dei Conti dovesse bussare alla porta, potrò dire di aver eseguito la volontà della Giunta e che la mia determina è a costo zero”.
Il nostro broker pensa proprio a tutto e mi fornisce, in un comodo formato word, tutti gli atti da preparare: la Delibera di Giunta, il Documento Istruttorio, la Determina del Dirigente, il Disciplinare di incarico. Il tutto condito da riferimenti normativi messi un po’ a caso, e citazioni di sentenze della Corte dei Conti o del TAR con la funzione di impressionare il lettore.
Il dietro le quinte della “ricerca di mercato”
Con in tasca il mandato del Comune a ricercare la migliore offerta di mercato, il nostro broker si gonfia il petto e bussa alla porta dei fornitori di energia dai quali ha ricevuto un mandato alla vendita di contratti. Quale sarà il fornitore prescelto? Quale sarà il fornitore aggiudicatario della fantomatica ricerca di mercato? I passaggi successivi sono tragico-comici. Naturalmente, bassi prezzi per il cliente finale si traducono in basse provvigioni. A questo punto il broker si trova nella scomoda posizione di dover decidere quanto guadagnare, in una situazione di evidente conflitto di interesse con il suo cliente.
Naturalmente, nel criterio di scelta del fornitore la variabile più importante è l’ammontare delle provvigioni. Come fa il fornitore a convincere l’agente mandatario, con il cappello da broker, che la sua fornitura è la migliore? Semplice, inserendo nelle Condizioni Tecniche Economiche (CTE) della proposta/contratto che sarà sottoposta alla firma del dirigente pubblico gli oneri accessori. Si tratta delle componenti di costo indispensabili a conferire al contratto la marginalità necessaria e a soddisfare le pretese del broker.
Proprio così: il consulente gratuito tutto fare ha un costo. Lo stesso soggetto che quando parla con l’Ente ha un atteggiamento di disprezzo verso il denaro, nelle interlocuzioni con il fornitore si trasforma in una sorta di taglieggiatore. Sventolando come un trofeo il suo mandato di brokeraggio estorto alla sprovveduta amministrazione comunale, il broker energetico batte cassa. Il broker si sente forte.
Il ragionamento del broker è: “l’Amministrazione fa quello che dico io. Pertanto, merito le migliori provvigioni”.
Il ragionamento del fornitore è: “Visto che l’Amministrazione fa quello che dice il broker, possiamo aggiungere gli oneri accessori con maggiore disinvoltura per rientrare dalle spese del broker”.
Per non correre il rischio che la lettura delle CTE possa destare sospetti al dirigente che, firmando il contratto fuori Consip, si assume la responsabilità amministrativa per danno erariale, la documentazione contrattuale viene opportunamente adattata. In pratica, gli oneri accessori vengono resi invisibili all’occhio inesperto. Come si fa a nascondere gli oneri accessori tra le pieghe del contratto?
L’ingegno dei fornitori di energia non ha limiti. Il meccanismo è patologico: i fornitori più bravi a nascondere gli oneri accessori nel contratto saranno preferiti dai broker, che corrono meno rischi di essere smascherati.
Esempio di offerta a “Sconto Consip”
Nell’esempio che riportiamo, le CTE titolano a caratteri cubitali “SCONTO 10% SU PREZZO CONSIP”, con bell’evidenza dello spread ribassato del 10%.
Senza fare un grande sforzo di occultamento, in maniera che potremmo quasi definire trasparente, vengono riportati gli “Altri oneri e corrispettivi”. Il conto è decisamente salato. Con caratteri più piccoli sono riportati:
- Corrispettivo oneri di sblanciamento pari a 0,035 €/kWh. (I più attenti avranno notato il refuso “sblanciamento” al posto di sbilanciamento)
- Corrispettivo fisso onere amministrativo fornitura pari a 144,00 euro/anno.
- Corrispettivo fisso di vendita pari a 126,00 euro/anno a copertura dei costi di commercializzazione di vendita al dettaglio.
Con uno spread di oltre 40 €/MWh e quote fisse per 22,50 si può avere un risparmio rispetto a Consip? Ovviamente no. Eppure le CTE titolano SCONTO 10%!
Cosa penserebbe l’Antitrust di una proposta simile? Dobbiamo attenderci un intervento di “moral suasion” anche per gli operatori che vendono contratti truffa travestiti da proposte a sconto Consip?
Di quanto può aumentare il costo dell’energia aderendo ad un’offerta di questo tipo?
Nuovo Caso Studio: Quanto ci costa lo “Sconto Consip” del 10%
Dopo aver pubblicato il caso della bolletta più cara del mondo (Nuovo record mondiale per una bolletta di energia elettrica!), proponiamo agli utenti del nostro sito un esempio di bolletta a sconto Consip 10%.
Leggi il Caso Studio:
Live Webinar: La gestione delle forniture energetiche nella PA
Gestire le forniture energetiche non significa “Pagare le Bollette”. E’ un’attività complessa che richiede formazione e strumenti.
Nel corso del webinar del 4 luglio ci focalizzeremo sui tre ambiti di attività svolti dal RUP e dal DEC:
1) Programmazione della Spesa.
2) Rinnovo dei contratti di fornitura
3) Verifica della corretta esecuzione