Mercato Elettrico: la paura fa 90!

pun storico mensile headGiovedì scorso l’indice PUN ha superato quota 90 €/MWh. Il prezzo del Gas sfiora i 30 €cent/smc. Il petrolio supera 80 dollari al Barile. E’ arrivata la tempesta perfetta?

Da quando commentiamo i mercati energetici, poche volte ci è capitato di osservare una tale convergenza di fattori negativi che spiegano la dinamica dei prezzi sul mercato energetico.

Rispetto alle precedenti crisi c’è una novità rappresentata dai prezzi dei “certificati neri”. Proviamo ad analizzare il difficile quadro che si è configurato, con un approfondimento sull’EU ETS, il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE.
L’aumento del prezzo dell’energia elettrica di queste settimane è la solita fiammata passeggera o siamo all’inizio di una nuova era di prezzi più alti?

Il PUN sui massimi degli ultimi 6 anni

L’indice PUN, espressione del costo dell’energia elettrica all’ingrosso, ci ha abituati a bruschi movimenti al rialzo, seguiti da altrettante brusche discese. Osservando il grafico degli ultimi anni, si può notare che le fiammate più vistose sono spesso coincise con eventi climatici estremi.
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Solo a partire dal 2016 il quadro si è complicato, con l’avvio delle attività di manutenzione straordinaria alle centrali nucleari francesi. Il cosiddetto “Mal di Francia” è stato il tema che ha dominato la salita del prezzo dell’energia nella seconda parte del 2016 (Quanto impegnare sul Capitolo energia elettrica per il 2017?) e nello scorso inverno (Spinte rialziste sui mercati energetici).

Cosa sta succedendo nelle ultime settimane?

pun prezzo settembreAnche l’attuale dinamica al rialzo dei prezzi energetici non è dovuta al clima. Il quadro è decisamente più complesso e, nell’equazione che determina il prezzo di mercato, entrano in gioco nuovi fattori, che stanno sostenendo la salita dei prezzi degli ultimi 4 mesi. La congiunzione dei fattori negativi ha toccato il suo apice proprio il 12 settembre, quando l’energia elettrica è stata scambiata per il giorno successivo a 91,26 €/MWh!

Il bilancio dei primi 15 giorni di settembre è decisamente preoccupante. Nel momento in cui scriviamo il prezzo medio è di 75,90 €/MWh. Si tratta di un livello molto elevato di gran lunga più elevato a quanto fatto regitrare dal 2013 ad oggi,

Il principale elemento di novità di questa crisi è rappresentato dall’aumento di prezzo dei “permessi ETS”, detti anche certificati di CO2 o “certificati neri”. Cosa c’entra con l’energia elettrica? Proviamo a sintetizzare.

L’Unione Europea, per promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, dal lontano 2005 ha introdotto l’ETS (Emission Trading Scheme chiamata anche Emission Trading System). L’UE fissa un tetto per l’emissione di CO2 da parte dei settori “energivori” responsabili della maggior parte delle emissioni. Chi inquina deve acquistare i certificati emessi dall’ETS. Il ricavato dei certificati emessi è utilizzato per finanziare l’efficienza energetica e l’innovazione verso tecnologie a bassa emissione di carbonio. Negli ultimi anni la crisi economica ha contribuito al calo delle emissioni e ridotto la domanda di quote di emissione. La Commissione Europea è quindi intervenuta riformando il sistema, con l’obiettivo di aumentare il prezzo delle emissioni. Per maggiori dettagli rinviamo all’approfondimento sul sito del Consiglio Europeo e del Ministero dell’Ambiente. E’ inoltre possibile consultare le transazione dell’EU ETS sul Data Viewer dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Con la riforma dell’UE, si mira ad assorbire l’eccedenza di permessi in circolazione. Se si riduce l’offerta, aumenta il prezzo. Gli effetti sul mercato non si sono fatti attendere, con un prezzo più che quadruplicato in un anno e movimenti speculativi “a colpo sicuro” da parte di operatori finanziari. Banche e Hedge Fund si comportano un po’ come i “bagarini” nelle partite più attese: anche se non sono interessati alla partita, comprano i biglietti sapendo che i posti non basteranno.
L’aumento dei prezzi dei permessi è stato impressionante. In poco più di un anno il prezzo è passato da poco più di 6 €/TON a quasi 25 €/TON, toccate nell’apice del momento speculativo.
quotazioni permessi ETS
Purtroppo, gli energivori che non si sono dotati in tempo utile dei permessi da consegnare, sono costretti a pagare cifre molto alte e vedono aumentare i costi di produzione di energia da fonte fossile.

Per ora, la riforma voluta dall’UE sta contribuendo ad alimentare la tensione dei prezzi sui mercati energetici. Ci auguriamo che nel medio/lungo periodo potremo raccoglierne i frutti, con una riduzione della CO2 ed un’attenuazione del fenomeno del cambiamento climatico.

Oltre ai Permessi ETS, il mercato sta risentendo ancora una volta delle conseguenze del calo della produzione nucleare francese ridotta del 30%.

In sintesi, da un lato produrre energia con il carbone costa di più perché il permesso di inquinare ha un conto più salato, dall’altro si riduce la produzione di energia da nucleare perché la Francia deve manutenere gli impianti. La conseguenza è un aumento della domanda di gas, i cui prezzi di mercato si avvicinano speditamente a 30 €/MWh.

Come se non bastasse, in settimana è arrivato anche l’uragano Florence, che ha contribuito all’impennata del Brent, che ha toccato gli 80 dollari al barile. Al di là dell’uragano, il Brent è condizionato da un complesso quadro geopolitico legato alla situazione in Venezuela, alla guerra civile in Libia e ai rapporti USA – Iran.

Qualcosa in più della solita fiammata

Se pensiamo che siamo solo a settembre, il quadro è decisamente preoccupante.

pun prezzo medio annuo Negli anni passati, ad ogni fiammata è seguita una brusca discesa, che ha permesso ai prezzi medi annui di mantenersi su livelli tutto sommato stabili.

Cosa succederà ai prezzi quando arriverà la stagione invernale? Si tratta della solita fiammata o siamo all’inizio di una nuova era con prezzi elettrici più alti?

La sensazione è che qualcosa sia cambiato, e che dovremo abituarci a prezzi di almeno 10 €/MWh più alti rispetto a quanto registrato negli ultimi 4 anni. Un test importante sarà rappresentato dal comportamento dei prezzi alla prima ondata di gelo invernale.

Quali conseguenze pratiche?

Per i consumatori l’aumento sarà inevitabile, ma sarà ampiamente attutito dalla presenza in bolletta delle componenti diverse dalla materia prima, che non dovrebbero subiranno variazioni.

I problemi più grossi saranno a carico degli operatori che si sono impegnati a vendere a prezzo fisso, senza sufficienti coperture. Ci auguriamo che quest’ultimi avranno le spalle sufficientemente larghe da uscire indenni da questa difficile situazione.

a cura di Giuliano Sarricchio – BenchSmart srl

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