La crescita del GNL il principale fattore destabilizzante. I prezzi bassi fanno gola ma occhio al costo delle coperture.
Dai massimi dello scorso ottobre, i prezzi di mercato del Gas naturale hanno perso circa due terzi del proprio valore.
Cosa è successo?
Abbiamo toccato il fondo?
È il momento di fissare il prezzo in vista del prossimo anno termico?
Il gas liquido inonda i mercati europei del gas
Se oggi pago un metro cubo di gas un terzo rispetto a meno di un anno fa, significa che sul mercato è successo qualcosa di grosso. Cosa è successo? Nella dinamica tra domanda e offerta di gas che determina il livello dei prezzi, l’Europa è stata interessata da un significativo aumento delle importazioni di Gas in forma liquida (GNL o LNG, dall’inglese Liquefied Natural Gas).
La possibilità di trasportare il Gas attraverso gli oceani offerta dal GNL tende a riallineare il prezzo del gas tra i diversi continenti. A causa del rallentamento della domanda asiatica e da un’abbondanza di gas da Australia e Stati Uniti, il surplus di GNL si è scaricato sui mercati europei dove la discesa delle quotazioni è stata più pesante.
Negli ultimi mesi è aumentato anche il ricorso a contratti più flessibili con consegne a breve termine, eseguibili anche nel giro di tre/quattro mesi dalla transazione. Si tratta di un grosso elemento di novità in un mercato caratterizzato da forniture decennali legate ai prezzi del petrolio. I volumi di GNL scambiati sono cresciuti, e si sono sviluppati i relativi mercati derivati.
La maggiore facilità di accesso al GNL ha un ulteriore effetto depressivo sui prezzi del Gas naturale. Grazie al GNL gli operatori possono decidere di ridurre i quantitativi di gas da stoccare. Cresce di conseguenza la disponibilità di gas prodotto in cerca di acquirenti, corteggiati dai venditori con prezzi sempre più bassi.
L’effetto sui prezzi del gas scambiato nella Borsa Italiana è stato pesante, con un prezzo passato in meno di un anno da 34 a 13 €cent/smc, con una perdita superiore al 60%!
Abbiamo toccato il fondo?
E’ una domanda che gli operatori si sono fatti per tutto il primo semestre dell’anno, venendo puntualmente smentiti nel giro di pochi giorni. Quando i prezzi scendono, facendo registrare nuovi minimi, la tentazione di acquistare è sempre molto forte e ad ogni piccolo rimbalzo ci si pone la stessa domanda: abbiamo toccato il fondo? Anche nell’ultima settimana un rimbalzo nelle quotazioni, neanche tanto piccolo, c’è stato.
Sul TTF, principale mercato europeo del Gas, nella prima metà di luglio i prezzi sono saliti del 40%, dopo aver toccato un minimo a 9,382 €/MWh.
Si è trattato di una inversione di tendenza?
Dopo i ragionamenti fatti, non possiamo ignorare il prezzo del GNL. A tal proposito, il benchmark da osservare è il derivato “Japan Korea Marker”, riferimento della domanda del Nord Asia, dove si concentrano oltre la metà dei consumi mondiali di GNL.
La scorsa settimana il prezzo è rimbalzato di oltre il 20%, ma siamo ancora al di sotto dei minimi del 2017 ed è prematuro parlare di inversione di tendenza.
E’ il momento del prezzo fisso?
Per una PA che acquista Gas utilizzando le Convenzioni Consip, le alternative possibili sono tra il prezzo fisso per 12 mesi e il prezzo variabile indicizzato al parametro Pfor, base di calcolo anche per il gas servito in regime di tutela, che varia ogni trimestre in base alle quotazioni dell’indice TTF (per un approfondimento di veda Consip Gas 11, l’analisi dei prezzi).
Indipendentemente dall’impossibilità di prevedere il futuro, l’analisi di convenienza tra fisso e variabile è più complessa di quello che sembra.
Per il prezzo fisso con decorrenza settembre 2019, la base di calcolo della tariffa, alla quale va aggiunto lo spread offerto dal fornitore, è di 19,60 €cent/smc. Un livello basso ma non attraente.
Per esprimere un giudizio sul livello del prezzo fisso, abbiamo messo sullo stesso grafico i valori in €cent/smc del parametro per il prezzo fisso, del Pfor e del TTF. Possiamo osservare come il parametro del prodotto fisso è sceso molto meno rispetto al parametro Pfor che, adeguandosi ogni tre mesi, segue più lentamente le variazioni del TTF.
Nel mese di settembre, il differenziale tra Pfor e prodotto fisso è di 5 €cent/smc, un livello mai toccato. Evidentemente i prezzi a termine hanno risentito meno dei prezzi spot dell’effetto depressivo esercitato dai fattori speculativi in atto.
In altre parole, coprirsi da eventuali risalite del mercato in questo momento potrebbe essere una saggia decisione, ma ha un costo. Il costo della copertura va considerato con attenzione e valutato caso per caso, anche in funzione del proprio profilo di rischio.
Giuliano Sarricchio – BenchSmart srl